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IL PANE E’ UNA COSA SERIA

IL PANE E’ UNA COSA SERIA

Marzo 6, 2019
3 min read

Il Pane è una cosa seria

Da bambino mi hanno insegnato che quando si butta via un pezzo di pane, bisogna baciarlo. Ma in caso estremo, perché il pane non si butta via. Mai!

È un sacrilegio, un gesto di disprezzo alla vita e di indifferenza verso chi non ce l’ha.

Ho visto un vecchio contadino che, prima di tagliare una forma di pane e distribuirla al resto dei commensali, la consacrava segnando una croce con la punta del coltello. La stessa croce che la donna di casa aveva già segnato sulle pagnotte formate dopo l’impasto, oltre che per benedirle, per la giusta lievitazione. Erano pagnotte che, una volta tornate a casa, dopo essere state portate dal fornaio per la cottura, trovavano riposo nell’intimità dei cassetti del comò, prima di essere celebrate dal convivio familiare.

Ho sentito dire: Pane al pane, in modo schietto, senza giri di parole, che quell’uomo è buono come il pane, che si guadagna il pane, anche lavorando solo per un tozzo di pane. Mentre un altro è un mangiapane a tradimento.

Ho conosciuto un panettiere che non crede nel pane spirituale, ma da diversi anni fornisce – gratuitamente –  il pane quotidiano a una mensa gestita dai frati per i poveri di tutti i ‘colori’ e dei diversi modi di  alzare gli occhi al cielo.

Ho imparato che il pane vecchio non si accantona, ritenendolo inutilizzabile.

Si trasforma nelle più svariate ricette: quelle create dalle donne che, attraversando la Storia, si sono ingegnate per dare sapore e dignità a quel poco che avevano a disposizione. Così ci hanno tramandato piatti che oggi hanno perso la loro funzione originaria – che era quella di sfamare -,  ma non il sapore e la loro storia. Dal Pancotto al Pan Bagnà, passando per la Bruschetta, la Panzanella e la Frisella.

Ho mangiato di tutto nella mia vita, senza preclusioni: per necessità, per gusto, per piacere, per curiosità, per mestiere. Ma non c’è nulla che, per me, abbia il sapore del Pane appena sfornato, all’alba, condito con l’olio. Sentire il profumo a distanza prima di arrivare al forno; vedere i panettieri desti e operosi, mentre i tuoi movimenti sono lenti e assonnati – da breve risveglio o da tardo rientro -; tastare e sentire risuonare la croccantezza mentre schiacci la pagnotta dopo averla tagliata e condita; e infine, addentarla: prima la crosta, ruvida e croccante, poi la mollica, morbida, calda, teneramente untuosa. Un sapore semplice, autentico, antico come i suoi ingredienti.

L’intensità di sensazioni, con la complicità dell’alba, lascia sempre il dubbio del ricordo di un sogno che prevale sulle fatiche – vere – del fornaio.

Il pane, come l’acqua, impone rispetto. Non è un orpello culinario, uno sfizio. È  essenza, ma anche compagnia. Ti dà la sicurezza di ciò che ti spetta per diritto naturale, come fosse un genitore. E come un genitore lo tieni sempre per mano. Mentre mangi, con una mano tieni la forchetta e con l’altra il pane. E’ sempre con te, ti accompagna fino rendere l’ultimo omaggio alla pietanza, facendo Scarpetta. Se non hai il tuo pezzetto di pane, rimani inquieto, insoddisfatto. E insicuro. Di colpo la pietanza passa in secondo piano, da sola perde significato. Il pane, che doveva solo accompagnare, venendo a mancare rivela tutto il suo valore, che riemerge con forza solo nella sua assenza.

Le rivolte per il pane avvengono oggi come nei secoli passati. E’ solo una questione di luoghi, neanche troppo lontani da noi. E quando il loro emblema è il pane, vuol dire che la spinta al cambiamento è vera e viene dal Popolo, non dalla politica. Il Pane è Sostanza: vera e simbolica. Non lascia spazio a fraintendimenti subdoli, a compromessi. Quando un uomo rivendica il Pane, non c’è nulla che lo possa fermare. Non ha la debolezza di chi pretende e rivendica il diritto alle merendine industriali.

Ricordiamoci che… Il Pane è una cosa seria.

Tratto dal libro IL BUON MANGIARE di Renato Collodoro

Conversations 7 comments

Let's start a personal, meaningful conversation.

Example: Practical philosopher, therapist and writer.

Il pane è l’alimento più buono che ci sia, sempre che sia fatto con i dovuti crismi, è così difficile trovarlo buono…….

“Il suo valore riemerge con forza solo nella sua assenza”
Bellissima questa frase. Si può usare anche con le persone importanti. E coi sentimenti che contano.
Grazie x la tua email

Ciao Renato,
avevo già letto questo tuo testo ma l’ho riletto con piacere…quello che ti da il pane caldo e il suo profumo.
Saluti a tutti voi
Lu

Caro Renato, con me trovi terreno fertile sul pane.
Metà sicula, metà pugliese di origine, per me il pane è una cosa altrettanto seria. Se poi parliamo di pane appena sfornato, condito con olio, sale e pepe, mi si stampa sul viso un sorriso da ebete, ripensando alla mia nonna che ce lo preparava come merenda (altro che merendine industriali!)… Aggiungi, poi, che sono “mamma” di un lievito madre che ha 5 anni e che adoro “sprecare energie” a prepararmi il pane da sola o altre cose semplici (eh sì, perchè comprarlo in panetteria è molto meno faticoso, diciamolo), capisci che mi sono emozionata leggendo il tuo post, esattamente come è successo al panettiere di Altamura!
Tante belle cose alle persone BELLE come voi!

non puoi che trovarmi d’accordo al 100%….il pane oltre che apprezzarlo fa parte del mio lavoro perché lo vendo!

quando avanzo del pane io faccio dei crostoni o delle polpettine salate con verdura o formaggio oppure dolci con uvetta , noci ,mele e mi piace inventare ogni volta nuove soluzioni. Una ricetta della mia famiglia è il pain perdu: fette di pane bagnate nel latte, passate nell’uovo e dorate nel burro, poi cosparse di zucchero ed è la merenda che preferisce mia nipote. Viva il pane!

Una delle pagine più belle de “Il buon mangiare”
Per quanto mi riguarda, toglietemi tutto ma non il Pane!

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