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Pizza o… Piza con Semplicità o Banalità

Pizza o… Piza con Semplicità o Banalità

Febbraio 22, 2018
4 min read

La foto l’ho scattata dalla passerella pedonale sul Po, in corso Casale a Torino, dove c’è una ‘nutrita’ comunità di nutrie, evidentemente appassionate anche di pizza.

La Pizza è il terreno su cui due eterni antagonisti si contendono il trofeo del Gusto. Uno si chiama Semplice e l’altro Banale.

Inizialmente molti pensano che gareggino per la stessa squadra, poi, quando capiscono la differenza, cominciano a parteggiare per uno o per l’altro.

Sono pochi a tifare per Semplice, a riconoscergli valore, a sostenerlo quando nessuno lo riconosce, a dargli fiducia, ad apprezzarlo per quello che è; sono pochi che sanno aspettare un risultato lento ad arrivare e convincere Semplice quando vince – che non deve cambiare, che deve rimanere se stesso, perché solo se rimane fedele a se stesso entra nell’animo degli uomini, diventando universale.

Banale, invece, ha stuoli di tifosi. Lo adulano, anche se non lo stimano; lo sfruttano a proprio uso e consumo, senza rispetto, ma con pretesa. E lui li asseconda, perché è troppo preoccupato a compiacerli; è ossessionato dal risultato, che cerca subito e a tutti i costi. Perciò non si allena adeguatamente, non si appassiona, e se trova il modo – anche scorretto – di arrivare prima al traguardo, non si fa scrupoli. Di lui ci si dimentica presto, rimanendogli l’amarezza del fallimento, da cui, se non cercherà le colpe negli altri, si riprenderà pacificandosi con il suo concorrente, Semplice, accettandone l’amicizia e i consigli.

Semplice fa l’impasto per la pizza con la migliore farina, con il lievito madre e lo lascia riposare per il tempo che occorre. Nel menù ha poche pizze e null’altro, perché crede che sia già sufficiente per farsi apprezzare dai suoi estimatori. Quando gli arriva l’ordinazione, prende con cura il panetto pronto nei cassetti, lo adagia sul piano di marmo infarinato e comincia a palparlo e accarezzarlo per modellare il disco che si appresta a raccogliere i diversi ingredienti: non molti ma buoni. Comincia con la salsa di pomodoro, continuando con le carezze, per poi farci cadere sopra, come frutti dal cielo, il resto degli ingredienti: la mozzarella come fiocchi di neve, la pioggia di olio d’oliva, il basilico come foglie cadenti dagli alberi in autunno.

Ora la pizza è pronta per il suo viaggio verso il forno, che aspetta calorosamente di accoglierla. Semplice la raccoglie sulla pala, gli dà gli ultimi ritocchi, come fa una mamma con la sua bambina prima di darle il bacio all’ingresso della scuola, per poi lasciarla entrare.

In forno non la perde mai di vista e continua a rotearla finché i tocchi di legna ardente la cuociono uniformemente. Non passano molti minuti e Semplice la tira fuori dal forno, posandola su un panno per ripulirla dai residui di farina e dai lapilli dei tizzoni. Subito dopo la passa sul piatto. Ora la deve salutare: sta andando verso il tavolo. Da una parte gli dispiace lasciarla andare, ma poi prevale il piacere di condividerla con qualcuno che la sappia apprezzare almeno quanto lui. Semplice è felice quando quel qualcuno gradisce la sua opera, senza fargli richieste strane, ambiziose, esuberanti o insignificanti varianti. Gli basta un grazie, accompagnato da un sorriso. Quello che sanno fare i tifosi altrettanto Semplici.

Semplice, la pizza la fa anche a casa sua: per la famiglia, per gli amici, nelle occasioni speciali o dedicate. E allora diventa una festa.

Banale dice invece che gli ingredienti sono tutti più o meno uguali, e anche il suo tifoso dice: “Ma sì, cosa vuoi che sia: è solo una pizza!”

Banale ha sempre fretta, perciò non da tempo all’impasto di crescere e lo carica di lievito di birra, così la pizza continua a lievitare nel nostro stomaco facendoci bere per tutta la notte. Ma lo fa per il nostro ‘bene’, ha sentito dire che bere tanta acqua e fare tanta pipì è salutare, e allora…

Banale, nel suo ristorante, ha un menù enciclopedico: fino a 500 tipi di pizza, con sopra di tutto e di più: da Gorgonzola e Nutella a gamberi lardellati e ananas.

In alcuni ristoranti di proprietà di Banale, pur essendo nella prima pagina del menù, della pizza non gliene frega niente, la usa come richiamo per vendere altri piatti, che, a suo dire, fanno più incasso. Se poi ha un negozio di pizza dal nome veloce e inglese, la priorità è che rispetti il suo nome… veloce e inglese.

Banale, la pizza non l’accarezza per nulla: la schiaccia direttamente, magari facendosi aiutare da qualche macchinario che usa anche per impastare, lievitare, schiacciare, condire, infornare, sfornare e inscatolare.

Anche Banale, a casa, fa la pizza per sè e per la famiglia: la tira fuori dal congelatore e la mette direttamente in forno, come prescritto sulla scatola. Se ha ospiti, la ordina da quelli dal nome veloce e inglese. In tutti i casi continua a far bere tanta acqua per spegnere gli incendi gastrici, e fare tanta pipì…

Semplice e Banale sanno di essere diversi, e non se ne fanno un cruccio: ciascuno corre per conto suo. Sono i tifosi che tendono a confonderli, a scambiarli o addirittura a uniformarli.  Basterebbe chiamare le cose con il loro nome. In questo caso, potrebbero essere: Pizza e… Piza.

Dal mio libro IL BUON MANGIARE.

Conversations 14 comments

Let's start a personal, meaningful conversation.

Example: Practical philosopher, therapist and writer.

Ciao Renato!
passato Burian ci vediamo per pranzo.

Margherita

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Caro Renato com’è vero quello che dici……
Mi hai fatto venire voglia di impastare una pizza in casa è da tanto che non lo faccio ma ora che ho tempo non ho più scuse!
Buona giornata a te a
Daniela e a tutto lo staff.
A presto!
Carla

Reply

Caro Renato com’è vero quello che dici……
Mi hai fatto venire voglia di impastare una pizza in casa è da tanto che non lo faccio ma ora che ho tempo non ho più scuse!
Buona giornata a te a
Daniela e a tutto lo staff.
A presto!
Carla

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E’ da molto che non vengo a mangiare un buon risotto, ma leggo sempre con estremo piacere le tue mail!

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A contrasto con quel che, per me correttamente, ci racconti, guarda il sito di Don Franchino in Abruzzo e poi ne parliamo. A presto. Luigi

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La pizza è una sintesi perfetta del buon cibo ITALIANO :negli ingredienti, nei colori, nell’aspetto, nel calore, nella forma, nel profumo; la si mangia prima con gli occhi e col naso e poi con la bocca!
Ciao a tutta la compagnia

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concordo con quello che dici, le cose semplici sono sempre le più buone
ciao Anna (novecento)

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Adoro la pizza, ma penso che sia molto difficile farla buona.
Ciao Daniela

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Ciao, non mi hai fatto venir voglia di impastare perché lo sta facendo Carla e potremmo trovarci tutti da Lei per una pizza, invece mi hai fatto venir voglia di riprendere dalla libreria IL BUON MANGIARE e leggerlo di nuovo, a cup of tea e la neve che fiocca anche sull’Adriatico.
Namastè

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Ciao Renato, “semplice o banale” io il tuo pezzo lo trovo geniale, la rima baciata è casuale, parola.
Complimenti,
Luigi

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Semplice conosce il segreto per realizzare qualcosa di bello con pochi ingredienti e chi mangia la sua pizza sente la cura con cui è stata preparata: quello che conta è il procedimento non la fretta per il risultato. Come tu prepari i tuoi risotti, con calma ed attenzione.

Simpatica la comparazione e divertenti i risvolti culinari/gastronomici. Verrebbe da sorridere ma poi, estrapolando le due definizioni, t’accorgi come calzano per tanti aspetti del nostro vivere quotidiano (prova ad esempio con lo sport….) e ti rattrista che troppo spesso “banale” abbia la meglio su “semplice” e che alla prima categoria appartengano tante persone che hanno ruoli decisionali e di indirizzo (sociale e politico)….. e la “pizza” perde di sapore, di qualità, di valore nutritivo. Come quella che purtroppo ti propinano la maggioranza dei ristoratori incuranti del tuo “grido di dolore”, anche perché ci hanno disabituati a distinguere ed apprezzare. Scusa i doppi sensi, ma ci stanno e tu, credo, li hai evocati e stimolati. Ciao

Quando il sentimento si consolida l”immaginazione si restringe e deve essere il cuore a dilatarsi per conservare l”unione. Quando non vivi una persona ti viene naturale compensare con un pensiero squisito che possa, in qualche modo, scaldare la sua anima. Ma ti dirò di più: a sensazione si capisce quando lui comincia a disilludersi, a fare il paragone con la vita di prima, che certamente gli apparira” più luminosa. Nel confronto con un uomo all” antica si capisce che non ci sono alternative al matrimonio. Non esistono altri modi per passare il tempo insieme; quando ti trovi insieme ad altre persone, e ti coinvolgi, perché non vi potete vedere se non in presenza di altri, la tua autostima si abbassa e ti viene naturale pensare che non hai la fede al dito. Almeno, banale e come sei, ti sentiresti sicura del tuo ruolo e quindi non banale. Il punto è che proprio non ti vedi come vorresti essere vista da lui: superiore alle cose materiali e al tempo. Se decidi di portare avanti la conoscenza ti affidi al ricordo perche” il pensiero rischia di opprimere. Gli amori sbiaditi sono sempre vivi nel mio cuore. Non siamo onnipotenti, la materia ha le sue leggi. Riceviamo delle grazie, ma a mezzanotte la carrozza torna ad essere una

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