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Risotto alla parmigiana con la sua cialda

Risotto alla parmigiana con la sua cialda

Marzo 5, 2022
2 min read

Spesso si tende a confondere la semplicità con la banalità.

E’ di moda ritenere originale e ricercato ciò che vuole abbagliare, con tutti i suoi sinonimi che ho trovato sull’enciclopedia Treccani: allucinare, ammaliare, illudere, incantare, ingannare, irretire, sedurre, trarre in inganno. b. [colpire vivamente o riempire di ammirazione] ≈ abbacinare, affascinare, allettare, ammaliare, conturbare, fare colpo (su), incantare, rapire, stordire, stupire, stregare.

Ciò che appare semplice, invece è frutto di intuizione, ricerca, impegno e dedizione.

Uno scultore dei primi del ‘900 ne ha dato una meravigliosa definizione: La semplicità è complessità risolta.

La semplicità ha la forza dell’immediatezza: ci arriva, con tratto elegante, senza bisogno di arzigogolate interpretazioni, che spesso si inviluppano su se stesse.

Davanti a qualcosa di apparentemente semplice, mi capita spesso di sentir dire: Che ci vuole?!, oppure Ci vuole così poco…

Invece no, ci vuole tantissimo! Ma la semplicità per sua natura non ama imporsi e  neanche esporsi, e diciamo pure che non ne ha tanto bisogno.

Beato chi la capisce e la sa apprezzare.

Come il risotto alla parmigiana che abbiamo presentato alla Maratona del Risotto, servito su una cialda di parmigiano, classificandosi tra i primi tre.

Pare che tale risotto, già alla fine del ‘700, i Savoia erano soliti servirlo a mezzanotte durante i loro ricevimenti. Una cosa da pochi eletti, evidentemente. Noi invece, negli anni ’80, la mezzanotte l’accompagnavamo, più veracemente e voracemente con la spaghettata aglio, olio e peperoncino, che ci ballava sullo stomaco per tutta la notte. Non per colpa degli spaghetti, che fatti bene, nella loro semplicità, sono buonissimi e anche digeribili, ma perché venivano banalizzati – come tante cose degli anni ’80 -, facendo fumare l’olio e bruciare l’aglio e il peperoncino.

Il risotto alla parmigiana e quello alla milanese, praticamente sono i genitori di tutti i risotti. I milanesi, da sempre più intraprendenti nel marketing, sono riusciti a dargli una paternità, o maternità (par condicio) e renderlo famoso come alla milanese; invece i torinesi, che sono più timidi, non l’hanno saputo chiamare alla torinese e ha prevalso alla parmigiana. Così, come per tante altre cose i torinesi si incazzano, perché loro hanno l’idea e gli altri la rendono famosa, appropriandosene. Forse hanno inventato anche il proverbio: Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Tornando al nostro risotto, si prepara con tutte le fasi da cui passano i risotti e si manteca con burro e parmigiano.

Noi l’abbiamo impreziosito presentandolo su una cialda di parmigiano, che si prepara cospargendo di parmigiano grattugiato una padella rovente e poi, appena comincia a prendere consistenza si capovolge su una ciotola della dimensione che si preferisce, dandogli la forma a conca per contenere il risotto.

Semplice, no?! Che ci vuole….

Le ricette del Buon Mangiare di Renato Collodoro

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