Un risotto rustico

Quando si pensa al rustico possono venire in mente, tra le tante cose dal gusto intenso, anche i mobili in legno del tipo tinello maron comprato da Paolo Conte, con la sua convivente austriaca, nella ricostruzione del Mokambo.
Paolo Conte è un rustico d’eleganza. La sua voce cavernosa, corroborata da cigarettes & coffee al ritmo sincopato del Jazz, mi fa pensare alla rusticità del suo Monferrato di cui il o la Barbera – che dir si voglia – ne è fiera espressione.
La stessa genuina rusticità del mio amico, e fornitore, Dario Natta, che lo produce con ‘il coraggio di tagliare’ – come dice lui – per lasciare sulla pianta meno grappoli da maturare, ma con la garanzia di una qualità superiore.
Noi, il suo Barbera – a me viene spontaneo al maschile – lo serviamo rusticamente nei fiaschi impagliati, senza però disdegnare neanche le bottiglie più pregiate; e poi ci ‘ubriachiamo’ un risotto insieme alla salsiccia. Più rustico di così…
La salsiccia deve essere ovviamente rustica, quindi suina; non bovina, di Bra, che quasi mai è di Bra, giusto per apparenza: per voler fare i raffinati a tutti i costi.
La ricetta è semplice ma non per questo non richiede particolare cura, specialmente nell’ubriacatura, chè se il chicco di riso non beve con senno e ponderatezza diventa maldestro, a discapito di chi se lo mangia. Sicuramente ci scappa la rissa con l’intestino e il palato.
Per cominciare si spoglia la salsiccia dal suo budello, facendo delle polpettine che poi si passano in padella a soffriggere appena, senza farle cuocere del tutto, per poi metterle da parte. In un’altra padella si fa tostare il riso carnaroli con burro e olio e un trito di scalogno; quando il chicco accenna a indorare, si versa il Barbera fino a coprire abbondantemente la quantità di riso che si vuole cuocere. Non è il classico bicchiere di vino da sfumare, qui si tratta di una vera e propria ubriacatura. Il chicco va letteralmente stordito, inebriato dai fumi dell’alcol; e se lo deve bere tutto, non può rimanere neanche un goccio: qui sta il segreto. Quando il chicco è totalmente ciucco, talmente sconvolto da dare compimento al lapidario proverbio che recita, come un necrologio : “Il riso nasce nell’acqua e muore nel vino”, solo a questo punto si fa rinsavire con una secchiata di brodo, tipo le scene dei film western con gli ubriachi buttati fuori dai saloon. E si continua ad aggiungere brodo fino a quando si è rinsavito del tutto, confortato dall’aggiunta della salsiccia fino ad arrivare a cottura. Dopodiché si spegne la fiamma e lo si coccola mantecandolo con burro e parmigiano per renderlo cremoso e diciamo pure elegante, nel suo colore di un intenso, manco a dirlo, vinaccio.
E’ inutile dire con quale vino si accoppia questo risotto, ma lo dico: Barbera d’Asti!
Sulle dosi da bere ognuno si regola a piacer suo, potrà prendere sempre spunto dal vissuto del Risotto Ubriaco.
Le ricette del Buon Mangiare di Renato Collodoro
Conversations 7 comments
Buona serata
Grazie a te, Marina, sei gentilissima.
E tu ne sai qualcosa, cara Margherita.
Grazie Ginny, fammi sapere come ti è venuto.
a presto